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METAL CARTER – Mi considero il rapper più hardcore d’Italia

METAL CARTER – Mi considero il rapper più hardcore d’Italia

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In occasione dell’uscita del nono album in studio “Fresh Kill”, ho avuto occasione di intervistare il rapper romano Marco De Pascale, meglio conosciuto come Metal Carter, ovvero colui che è riuscito ad introdurre nel nostro Paese un sottogenere cupo e oscuro come il death rap.

Ciao Marco e benvenuto su Tuttorock, innanzitutto, come va in generale?

Ciao Regà! Sto on point, fully prepared, ready 4 war!

Venerdì 16 è uscito il tuo nuovo album “Fresh Kill”, quando hai scritto i brani che lo compongono?

I brani sono stati scritti soprattutto nella seconda metà del 2019, ma, sono stati scelti tra altri brani potenzialmente altrettanto validi, ho scritto veramente tanto durante l’intero 2019… non mi è mai capitato nella mia intera carriera di scrivere così tanto. La cosa più figa è che secondo me c’era veramente poco materiale da scartare tra tutto quello ho scritto e che poi non ho messo su “Fresh Kill”.

E da dove hai tratto le ispirazioni per scriverli?

L’ispirazione mi viene dalla mia vita, da quella degli altri, da tutti gli stili di musica esistenti sul pianeta terra, da ciò che leggo e dai film che guardo.

Ti sei avvalso di vari collaboratori, da Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti a Young Signorino, senza dimenticare il rap old school di Esa e Danno, a dimostrazione della tua vena eclettica, ascolti ancora di tutto?

Yess!! Li saluto e li ringrazio tutti. Sì, ascolto ancora di tutto anche se veramente dentro casa saranno quasi due anni che ascolto solo rap americano. Questa pure è una novità per me, ho sempre variato gli ascolti ma sto infognato nel rap americano più che mai questo periodo. Quando esco invece vado volentieri ad ogni tipo di concerto che mi capita sotto tiro, ma, ultimamente con la situazione del Covid-19, come sicuramente anche te ben sai, nisba concerti. Mi manca tantissimo suonare, non sono mai stato così tanto tempo senza suonare da quando ho iniziato a fare rap.

Tu vieni dalla borgata romana di Primavalle, quanto lo trovi cambiato quel luogo oggi rispetto a quando eri un ragazzino?

È molto cambiata Primavalle. Adesso ci arriva il capolinea della metro, i prezzi delle case sono aumentati, c’è un parco giochi e un cinema, quando ero ragazzino io non c’era assolutamente niente. Era un posto malfamato e basta. Quando la Polizia mi fermava e mi chiedeva: “Di dove sei?” e io rispondevo: “Primavalle”, loro controbattevano dicendo: “E perché sei fuori zona?” E poi senza dire altro mi perquisivano. A volte mi capitava di incontrare gente di altri quartieri, che dopo avergli detto di essere di Primavalle cambiavano espressione del viso e trovavano scuse per far durare la conversazione il meno tempo possibile.

Ci sono molti giovani interessanti che non riescono ad emergere, te ne cito uno, Adria The Reject, perché secondo te alcuni non ce la fanno a fare il grande salto?

Secondo me è soprattutto una questione di team. Bisogna avere un team valido, che cura ogni dettaglio che ha a che fare con la tua musica oltre, ovviamente, ad avere talento e buone idee musicali. Bisogna avere un approccio lucido e professionale sempre.

Sei soddisfatto di com’è andata finora per te nel mondo della musica?

Sì, sono soddisfatto. Propongo un rap molto estremo, mi considero il rapper più hardcore d’Italia, questa è la mia forza ma anche il mio limite. Comunque mai accontentarsi! Se mi sentissi arrivato al top o se pensassi che non posso fare di più molto probabilmente mi fermerei, invece posso fare ancora molto e mi merito di più.

Degli artisti di oggi, parlo di qualsiasi genere musicale, c’è qualcuno che ti piace particolarmente?

Lo sai che su due piedi non mi viene in mente nessuno di nuovo che mi piace particolarmente da nominarti? Ho sentito un po’ di rapper donne forti però e mi piacerebbe collaborarci… Probabilmente sono anche disinteressato e poco informato sulle novità. Ascolto poco la musica super moderna, ma, non per questo ascolto solo musica di trent’anni fa! Non voglio fare il vecchio della situazione! Ahahaha! Mi ascolto anche dischi usciti il giorno stesso, ma, non mi fomenta nessuno così tanto come la “robba” con cui più o meno sono cresciuto. Rivaluto invece in continuazione artisti e album usciti cinque o dieci anni fa ad esempio.

Se tu dovessi giudicare la società odierna con poche parole, cosa mi diresti?

Ingiusta, spietata, diseducata e irrispettosa. Nulla mi sorprende e quindi neanche la società.

In questo periodo di incertezza globale dovuto al Coronavirus, una delle categorie più colpite soprattutto economicamente è quella dei musicisti e degli addetti ai lavori. Tu sei d’accordo sui live a numero chiuso con posti a sedere o pensi che i live in streaming siano più adatti ora come ora?

Per un musicista non poter suonare è un grosso danno economico. Secondo me entrambe le cose sono buone soluzioni, sia il live in streaming e sia i live a numero chiuso con i posti a sedere. Purtroppo nessuno di questi due tipi di live ci può dare quella magia di un live con la gente ammassata sotto al palco!

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa a chi ha letto l’intervista fin qui e ai tuoi fan?

Grazie a voi per l’intervista! Voglio dire ai miei fan che gli voglio bene! Continuate a spingere il Cult Leader e a diffondere il “culto” ovunque!

MARCO PRITONI