THE ZEN CIRCUS – L’ultima casa accogliente
Erano gli ultimi giorni di settembre quando un mio amico di vecchia guardia, compagno silenzioso e grande estimatore della bella musica, passione che ci accomuna tanto da aver assistito insieme al concerto del gruppo in questione l’08 agosto 2018 all’Eremo di Molfetta , mi annunciò l’uscita di un nuovo brano inedito degli Zen Circus: “Appesi alla Luna”, fuori il 2 ottobre, primo tassello che avrebbe inaugurato il nuovo album di inediti “L’Ultima Casa Accogliente” distribuito a partire dal 13 novembre. E finalmente dopo un’attesa interminabile, carica di ottimismo e vari propositi , anche il 2 ottobre arrivò e il nuovo brano degli Zen Circus insieme, ricordo di averlo ascoltato tre volte consecutivamente, ma c’era qualcosa che non mi convinceva, troppa acustica melodica, concetti ribaditi e sbiaditi, una carica esplosiva che ti aspetti fino alla fine ma non arriva, fu come una fregatura rifilata da un amico, ma gli ultimi secondi in un crescente strumentale riuscivano a rizzarmi i peli del collo . Appino e soci erano tornati ma senza fare il rumore che aspettavo. Pensai che quel brano era ciò che accade a chi fa musica da vent’anni e si ritrova sulla soglia dei quaranta, crisi di mezz’età, devono adattarsi ai gusti di un pubblico più vasto (soprattutto dopo la partecipazione a Sanremo 2019), e accontentare tutti magari scendendo a compromessi, torneranno geni fra dieci anni quando di anni ne avranno cinquanta e magari se li cagheranno solo i fan di vecchia guardia.
Poi qualche settimana dopo arrivò a gran sorpresa un nuovo estratto: “Catrame”, un brano che inizia con una strofa cantata a cappella dal frontman Andrea Appino pronta a sprigionare tutta la loro carica poetica rock’n’roll senza compromessi o ripensamenti attraverso un testo spudoratamente autobiografico e disarmante. Quella mattina, tardai di 10 minuti a lavoro inventandomi la scusa che la macchina non andava in moto, sparandomi quel nuovo brano di piacere più volte, capì che il mio gruppo italiano preferito era (davvero) tornato e che avrebbe mandato di nuovo tutti affanculo spronando ancora una volta la plebe all’ennesima rivoluzione intellettuale. L’unica nota di amarezza l’avevo ancora nei confronti della copertina pensando fosse un tantino commerciale in quanto mostra i tre componenti del gruppo a dorso nudo, ostentando un’armonia fisica tale da far sbavare le ragazzine e perché no anche milf, vabbè dettagli il motivo avrà il suo significato e poi è il contenuto che conta, certo la decisione di far uscire un nuovo disco in piena emergenza economica è un gesto coraggioso e romantico, un autentico regalo alla gente.
L’Ultima Casa Accogliente dura 38 minuti ed è composto da 9 brani, le prime 2 tracce sono i brani già citati, si continua con “Come se provassi Amore” e “Non” brani poeticamente carichi dalle sonorità tipiche del gruppo, segue una delle punte dell’album “Bestia Rara” che contiene spruzzi di sonorità tipiche del migliore inverno new wave impreziosite con effetti e tastiera, un’ esplosione di rabbia che sfocia in una preghiera nera: è la dedica a una ragazza diversa/atipica/incompresa, tanto cara agli Zen da esserle vicino battendosi per lei con questa canzone. Si prosegue con “Ciao sono Io” in cui le ritmo e significato si alleggeriscono per una canzone scanzonata e fischiettante forse dedicata a una mamma o alla mamma, “Cattivo” settima traccia dell’album continua su questa falsa riga, un altro brano leggero dal ritornello più carico, un affresco sulla vita sentimentale nel solito contesto urbano, segue la penultima traccia “2050” brano che canta la distopia felice che tutti vorremmo, l’ennesimo ritornello facile da amare e imparare. Si chiude con “l’Ultima casa Accogliente” la nuova “Anima non Conta”, un’altra intima epopea scritta cantata e suonata in chiave Zen Circus, con quella strofa che cattura e graffia il cuore –Nessuno mi capisce ma non è colpa mia io cosa posso farci-; il brano più lungo del disco 6.39 è il degno epilogo di un altro confronto in cui si è cantato di cosa ci ha reso quello che siamo, cosa è successo a chi avevamo accanto e cosa accadrà.
Andrea Appino alla penna, chitarra e voce, il buon Ufo al basso e voce, Karim Qqru alla batteria e anch’esso voce in aggiunta ai solidali Maestro e Geometra impegnati in altre chitarre pianoforti e tastiere sono tornati con un disco pieno di rock, cazzotti carezze e belle parole, da cui s’intravede un raggio di luce. Dopo aver mandato Tutti Affanculo, combattuto nella Terza Guerra Mondiale e sopravvissuto al Fuoco in una Stanza gli Zen Circus ci invitano a sostare nella loro dimora: l’Ultima casa Accogliente, e in attesa di ascoltarli dal vivo non ci resta che deliziarci con questa ennesimo dono. Senza vergogna o timidezza posso finalmente affermare che a novembre proprio sul finire di quest’anno nefasto e sfortunato indubbiamente di merda, gli Zen Circus sono tornati e hanno salvato il 2020!
LEONARDO DeLARGE
Tracklist:
01_Catrame
02_Appesi alla Luna
03_Come se provassi amore
04_Non
05_Bestia rara
06_Ciao sono io
07_Cattivo
08_2050
09_L’ultima casa accogliente
Credits:
Pubblicazione: 13 novembre 2020
Label: Polydor / Universal Music
Produzione artistica: The Zen Circus
Produzione esecutiva: Leonardo Bondi per Woodworm
Batterie registrate da Enrico Capalbo al Fonoprint Studio di Bologna, assistente di studio Pietro Giolito. Voci, chitarre acustiche, mandolini e pianoforti registrati da Andrea Pachetti al 360 Factory Studio di Livorno. Chitarre elettriche e classiche, voci, sintetizzatori e tastiere registrati presso Iceforeveryone Studio di Livorno da Andrea Appino. Fx e soundscapes prodotti e registrati da Fabrizio “Il Geometra” Pagni. Prodotto e Mixato presso Iceforeveryone Studio da The Zen Circus. Masterizzato da Enrico Capalbo al Fonoprint Studio di Bologna.
Testi di Andrea Appino. Musiche di The Zen Circus.
Fotografia e concept: Ilaria Magliocchetti Lombi
Creative retouching: Fabio Timpanaro
Light assistant: Enrico Datti
3D assistant: Fabio Mamone
Progetto grafico: Iacopo Gradassi
VOTO
Band:
Appino – voce, chitarra
Ufo – basso, voce
Karim Qqru – batteria, voce
I nostri sodali:
Francesco “Il Maestro” Pellegrini – chitarra, voce
Fabrizio “Il Geometra” Pagni – pianoforte, tastiere, voce
Con la partecipazione di
Andrea Pachetti – cori in Appesi alla luna
Francesco Motta – chitarra elettrica in Appesi alla luna
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Nato sotto le stelle del 06 dicembre 1993 a Trani (BT) è appassionato di ogni forma d’arte fin da piccolo, dal 2018 è l’autore di vari racconti fantastici e surreali tra cui: “FigaPower - In cerca d’Amore”, “C’era una volta la Musica” e “Corsa nella Notte” che l’inseriscono nell’ambiente underground letterario italiano; nel 2021 è pubblicata la sua prima raccolta: Eroi e Fregature a cui segue nel 2023 Birre, Rose e Fantasia. Dal 2020 la passione e devozione per la musica lo conduce a intraprendere una collaborazione con TuttoRock, arricchendo l’area blog e recensioni.