RICK WAKEMAN & THE ENGLISH ROCK ENSEMBLE – The Red Planet
Una leggenda vivente ritorna al prog. Rick Wakeman ha legato il suo nome al periodo migliore degli Yes e ritorna oggi con “The Red Planet”, un ottimo album che lo vede abbandonare la sua svolta un pò new age degli ultimi anni e anche il dedicarsi a musica per solo pianoforte. “The Red Planet” non è solo un ritorno al rock progressivo, se ne era allontanato molti anni fa, precisamente da “Out There” del 2003, ma anche un avvicinamento a “The Six Wives Of Henry VIII”, ma solo in senso lato perché questo suo primo album da solista del 1973 è un capolavoro inarrivabile ed ineguagliabile, le similitudine vanno trovate nelle atmosfere progressive e strumentali degli otto brani completamente inediti e nella voglia di riappropriarsi di tastiere analogiche e anche ‘vintage’, ma lo fa portandoci in un viaggio futuristico, nelle oscurità dell’Universo, nelle bellezze del cosmo fino al Pianeta Rosso e la colonna sonora per questo viaggio da lui scritta è magica, avvincente e molto affascinante. Un organo a canne apre “The Red Planet” e “Ascraeus Mons”, il sound è epico e maestoso e un ritorno al miglior progressive rock e con qualche accenno anche al prog da colonna sonora dei Goblin, affascinanti anche i cori che ci avvolgono in sonorità magnetiche e nel finale anche un ottimo guitar solo di Dave Colquohn e “Tharsis Tholus” ha melodie più romantiche e progressive e le tastiere abbracciano un ampio spettro sonoro, ma ci sono anche cambi di tempo e divagazioni strumentali più tecniche e virtuose e l’immancabile solo di moog.
A seguire c’è “Arsia Mons”, brano più energico e trascinante dove si fa sentire di più anche la sezione ritmica e nel corso del brano ci sono rallentamenti più atmosferici e stavolta l’assolo di chitarra è dal gusto blues e acustico e “Olympus Mons”, brano dove c’è tutto il mondo di Wakeman, più che altro nei suoni della sua tastiera a volte tipicamente new age, ma su base ritmica rock e prog e la maggior parte delle volte invece con quel caratteristico suono tra hammond, moog, synth e organo a canne. C’è poi “The North Plain”, dal sound più spaziale, un vero viagio verso il Pianeta Rosso che però si trasforma in un viaggio verso il miglior progressive rock strumentale, hammond anche un po’ distorto e ancora il moog e “Pavonis Mons” ha invece sonorità più folk e fiabesche. Ancora due brani prima della fine, “South Pole”, dalle atmosfere più romantiche e anche con il tocco pianistico del tastierista e “Valles Manneris”, Con un andamento che rammenta il “Bolero” dei Ravel e possiamo parlare di un particolare “Bolero” di Wakeman. Un grande album che riconsegna un Rick Wakeman eccellente con ancora tante idee e con grande professionalità.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
- Ascraeus Mons
- Tharsis Tholus
- Arsia Mons
- Olympus Mons
- The North Plain
- Pavonis Mons
- South Pole
- Valles Manneris
Label: Madfish
Genere: Progressive Rock
Anno: 2020
VOTO
Band:
Rick Wakeman: Tastiere
Dave Colquhoun: Chitarra
Lee Pomeroy: Basso
Ash Soan: Batteria
https://www.rwcc.com
https://www.facebook.com/RickWakemanMusic/
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!