ICASTICO – “Parlo alla mia generazione per offrire consapevolezza “
In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Bamba”, terzo capitolo, dopo “Cristo” e “Alcolico”, di una trilogia di canzoni dedicate alle dipendenze e all’infelicità dell’uomo, ho fatto una chiacchierata con il cantautore e musicista viterbese Vincenzo Icastico.
Ciao Vincenzo, benvenuto su Tuttorock, innanzitutto, come va questo periodo post lockdown e come hai vissuto la quarantena?
Ciao Marco, piacere! Siamo un pochino in ripresa, si stanno sbloccando le cose per i live anche se è complicato organizzare qualcosa perchè i concerti miei sono sempre stati un po’ un casino, soprattutto a livello di condotta delle persone, quindi non sono show con un pubblico che sta fermo sulle sedie ad ascoltare le canzoncine. Riprendiamo con calma e aspetteremo probabilmente più degli altri per vedere se potremo fare qualcosa, purtroppo sono già saltate due feste, quella per il lancio del nuovo singolo e di quello precedente. Per quanto riguarda il lockdown è stato un po’ un disastro come per tutti, fortunatamente la promozione di “Alcolico” mi ha tenuto savio.
Il 24 luglio è uscito il singolo “Bamba” che, con i precedenti “Cristo” e “Alcolico” completa una trilogia di brani in cui parli senza troppi fronzoli dei vizi della gente, vizi che possono portare all’autodistruzione, il girare intorno agli argomenti non fa proprio per te vero?
Sì, quella che hai detto è una cosa nella quale mi riconosco, detesto usare mille parole per descrivere un concetto, trovo molto più interessante cercare di concentrare più concetti in una frase in modo da dare più chiavi di lettura e più spunti di riflessione. Sono d’accordo quando dici che è un modo per parlare delle dipendenze e delle conseguenze, ma ci tengo a sottolineare che il mio non è un punto di vista moralista, non c’è un giudizio, è solamente una descrizione. Il punto non è mettersi in cattedra e dire: “ragazzi, se bevete, se pippate vi distruggete”, non mi interessa quello. La mia è una voglia di scattare una fotografia della situazione delle persone della mia generazione, perchè in realtà da generazione a generazione le cose cambiano e questo rapporto un po’ strano appartiene ai trentenni di adesso, infatti la maggior parte del mio pubblico va dai 25 ai 35 anni. Il mio è un parlare con loro di quello che siamo per offrire consapevolezza, poi uno con quella consapevolezza ci fa quello che vuole, siamo trentenni, siamo adulti, se vuoi drogarti ti droghi, se vuoi essere dipendente dal sesso sei dipendente dal sesso, l’importante è che tu conosca anche le parti più oscure e più buie di te.
So che hai collaborato con Alessandro Presti dei Dear Jack in questo brano, vuoi dirmi qualcosa di più?
Sì, io e Alessandro prima che colleghi siamo amici di lunga data, ci siamo conosciuti in prima superiore, è un rapporto che va avanti da sempre. In realtà l’intero progetto è legato a lui che mi co-produce insieme a Sveno Fagotto al Mobsound di Milano. Quella con Alessandro è diventata una simbiosi a tutti gli effetti, all’inizio doveva solo darmi una mano con gli arrangiamenti ma, in realtà, sono finito con l’affidargli gran parte del lavoro musicale alla fine di tutto quanto.
Tu, di solito, quando scrivi un brano parti da un testo o da una melodia?
Di solito parto da frasi che mi assillano nei momenti di silenzio, spesso le frasi più forti che ci sono nelle canzoni insorgono durante il giorno o la notte. È un processo interdipendente, una costruzione che parte da una frase, da un concetto, poi arriva un po’ di musica e si sviluppa un po’ di testo, la scintilla è a livello concettuale, non musicale.
“Cristo”, il singolo del tuo debutto, era accompagnato da un video molto provocatorio, hai in mente qualcosa del genere anche per “Bamba”?
Assolutamente sì! Anche “Alcolico” avrebbe dovuto avere un video piuttosto aggressivo ma ho dovuto fare tutto da solo a causa della quarantena. Il video di “Bamba” lo andremo a registrare a metà agosto quindi speriamo che possa essere pronto per settembre, sarà un video particolare perchè utilizzeremo una tecnica di ripresa che in Italia non è mai stata usata prima, non ti saprei dire molto, so solo che fa un effetto strano e molto figo. Come sempre sarà un qualcosa di irriverente e sopra le righe, stiamo cercando di capire chi fare incazzare stavolta, con “Cristo” tutta la parte cattolica ci ha fatto un gran casino e su Facebook mi sono arrivati messaggi di gente che annunciava l’arrivo dell’Apocalisse, una cosa meravigliosa, con “Alcolico”, invece, abbiamo fatto incazzare i teorici del “5G dannoso” e ora vediamo chi andare a colpire, sarà divertente.
Tu sei anche musicista, hai collaborato con Tony Esposito e Simone Bravi in un tributo a Pino Daniele, per chi non ti conosce, mi dici qualcosa della tua formazione musicale?
Simone Bravi è il mio batterista anche in questo progetto, lui è praticamente la mia fidanzata da quando l’ho conosciuto, l’altro giorno, per farti capire il tipo di rapporto che c’è tra noi, abbiamo festeggiato i due anni di anniversario. Oltre che con Tony Esposito, ho avuto modo di collaborare anche con Gennaro Porcelli, il chitarrista di Edoardo Bennato e, l’esperienza più figa che io abbia mai fatto, è stata l’apertura del concerto dei The Blues Brothers, quelli veri, due anni fa a Francavilla, un’esperienza davvero meravigliosa. Io nasco musicista blues, ho studiato chitarra jazz alla Percentomusica di Roma e da lì è partita la mia carriera, ho iniziato accompagnando cantautori del posto in cui partecipavo al progetto e nelle solite formazioni tipo duo acustico, finchè mi sono messo a suonare e cantare da solo e lì mi sono fatto le ossa vere, ho fatto il mio primo concerto a 14 anni, nel 2004, quindi sono 16 anni che suono in giro, ho fatto una bella gavetta. Gli studi classici e accademici di jazz moderno mi sono serviti molto per i miei progetti passati, in quello di adesso sono altre le cose importanti.
Quali sono gli artisti del passato e del presente che più ammiri?
Sono innamorato di Tom Waits del quale ho fatto tantissime cover, è quello a cui mi ispiro di più dal punto di vista concettuale, poi è un antieroe e un antisistema dal punto di vista discografico. In questo momento mi sto battendo a favore degli anni 90 contro la moda degli anni 80 che sta finendo, sono dieci anni che sto aspettando questo momento. Gli anni 90 mi appartengono di più, con band come Pearl Jam, Nirvana. Artisti contemporanei? In Italia sicuramente Caparezza, Ministri, Zen Circus, sono cresciuto con quella roba là, quando l’indie erano Il Teatro degli Orrori, i Baustelle, sono questi i miei punti di riferimento. Se parliamo di musica attuale il cantautorato non esiste, c’è quella lucetta di speranza, quel faro che è rappresentato da Brunori Sas ma non abbiamo nient’altro in questo momento. I grandi cantautori del passato ci sono sì nel mio bagaglio ma non sono tra i miei artisti preferiti che sono invece sul versante black e rock.
Tu fai una sorta di rap legato al rock, il fatto che tu abbia studiato musica e che comunque di cose da dire ne hai molte zittisce gli scettici che pensano che il rap sia un genere superficiale fatto da persone che della musica non sanno nulla. Vuoi aggiungere qualcosa?
Può essere vero, non mi definisco un rapper, della scena rap e di difenderla me ne frega relativamente. Come in tutte le cose c’è gente competente e gente che non lo è, noi parliamo di comunicare un messaggio, ci sono persone che vogliono solamente farsi vedere e quelle non le considero proprio. Sono un portatore di un messaggio e devo veicolarlo, la musica può diventare secondaria, come in alcuni casi per la musica può diventare secondario un testo. Se pensi alle prime work song, non c’era un arrangiamento sotto, ma c’erano frasi cadenzate al ritmo del lavoro, quella però era già musica, i bluesman non sapevano molto di musica eppure hanno condizionato tutta la musica fino ad ora, la nostra musica nasce da lì molto di più che dalla musica classica. Quello che conta, per quanto mi riguarda, è arrivare alle persone, purtroppo la musica non è più un fine ma un mezzo, prendi Achille Lauro, ha un messaggio a livello concettuale che da quel punto di vista lo fa diventare uno dei più grandi che abbiamo adesso come ricchezza di significati, però la musica è un mezzo con cui lui arriva al fine di comunicare, potrebbe fare molto di meglio ma, se vediamo anche gli ultimi lavori suoi, si sente che non tratta con molta importanza la musica stessa. Io mi trovo in una via di mezzo, la musica per me non è il fine ma la gente comunque deve ballare e divertirsi, voglio fare una cosa che duri nel tempo, è per questo che non parlo di attualità, se io oggi facessi un pezzo sull’esplosione di Beirut, quella canzone durerebbe al massimo due mesi, io voglio parlare invece di temi che le persone potranno ascoltare per sempre.
Il nome Icastico quando l’hai scelto?
Il nome Icastico l’ho scelto proprio quando ho aperto il concerto dei The Blues Brothers di cui ti parlavo prima, finchè ho fatto cose piccole ho cambiato mille nomi, poi mi sono detto: “Devo avere un nome e deve restare quello”. Ha un significato che rappresenta la mia musica e il mio modo di vivere, ho fatto una vita un po’ sopra le righe fino ad ora, se dicessi pericolosa sembrerei uno di quei rapper che parlano di pistole e non voglio dire quello, sono cresciuto a Montefiascone che è il paese del vino, diciamo che è stata una vita mediamente faticosa, mettiamola così. Ho compiuto 30 anni da poco, non so se riuscirò a continuare su questa linea, ho avuto un modo di vivere che mi ha dato molto materiale di cui poter parlare nelle canzoni, un modo diretto di vivere la vita, senza filtri e senza fronzoli. Il nome mi è piaciuto, sento che mi rappresenta, è lui che ha trovato me, non l’ho cercato.
Dopo questa trilogia quali sono i tuoi progetti? Continuerai ad uscire con altri singoli o prevedi un EP o un LP?
Usciranno altri singoli, per il momento non esco con delle raccolte, non ne vedo il motivo, magari, più in là, se ci saranno proposte interessanti, farò un EP o un LP. Il prossimo brano sarà un pezzo indie con cui vorrei dare il bacio della morte a quello che ti dicevo prima, il mio estremo saluto agli anni 80. Poi c’è una cosa che non ti posso anticipare, vediamo come andrà, poi ho altri brani in cantiere, economicamente per un artista è molto più dispendioso ed impegnativo uscire con un singolo alla volta ma voglio che i miei messaggi arrivino alle persone e quello è il metodo più efficace.
Tornando al discorso dell’inizio, il mondo della musica live, a parte poche eccezioni, è praticamente fermo, tu hai qualcosa in programma?
No, stiamo valutando la situazione ma vogliamo fare una cosa col botto. Quando è uscito “Cristo” abbiamo fatto un rave eucaristico, è stato complicato da gestire, stiamo cercando di trovare un posto che possa contenere molte persone in sicurezza e, piuttosto che fare mille date, preferiamo farne poche ma di qualità. La gente deve ricordare che è venuta al concerto e che ha rischiato di morire (ride – ndr).
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa ai lettori di questa intervista e invogliare la gente ad ascoltare questo singolo?
Grazie a te! Ho fatto ascoltare questo singolo a un sacco di artisti anche piuttosto famosi della scena italiana “Reagisci a Icastico”, tra cui Lorenzo Cantarini, infatti uscirà un video a proposito di questo ma se ne parlerà a settembre. Tutti quanti mi hanno preso per il culo per la bruttezza del singolo, vi chiedo quindi di ascoltarlo così potrete dire a questi artisti famosi che “Bamba” non fa poi così cagare come dicono. Ciao!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.