OTTAVIA BROWN – Intervista alla cantante
In occasione dell’uscita del nuovo album “SIGNORA NESSUNO” ho intervistato la cantante OTTAVIA BROWN.
Ciao Ottavia, è uscito il tuo ultimo lavoro, “Signora Nessuno”, un album molto al femminile, vuoi parlarcene?
Signora Nessuno nasce dal grande desiderio di contaminazione musicale con altri generi e di approfondire la trama, la storia del testo canzone. A livello musicale avevo la necessità di miscelare i suoni vintage con atmosfere più dedite al rock per dare un impatto ritmico più intenso; a livello narrativo invece di rivisitare e musicare storie particolari e suggestive di personaggi che hanno un vissuto particolare (intenso e incompiuto) da raccontare e che nessuno, o più, conoscono. Tante “signore nessuno” (e chiaramente “signori nessuno”, io l’ho vestita al femminile per ovvie ragioni) aspettano che la loro storia sia conosciuta, alcune volte accade altre no, è la fretta e la velocità del nostro tempo che spesso dimentica di approfondire. Questa passione per le storie nasce in me dal mio mestiere di illustratrice; per me, attingere dal passato è sempre stato un interesse molto forte perché il passato è uno spazio vastissimo in confronto al presente, uno spazio dove si possono trovare milioni di spunti e paesaggi che ci aiutano a leggere con più attenzione il presente.
Chi sono queste donne?
Nei brani compaiono dieci personaggi, prevalentemente femminili: “Signora Nessuno” è una donna sfigurata, la storia parte dallo spunto di un libro che lessi anni fa dell’autrice giordana Suad, dal titolo “Bruciata viva”; “Vera” invece è una ragazzina adolescente e contemporanea in preda alla crisi giovanile esistenziale; “non solo le stelle brillano” è dedicata alle operaie “Radium Girls”, avvelenate dal Radio durante i turni di lavoro in fabbrica; “Finiscimi” racconta di una statua che aspetta di essere completata da uno scultore del quale si innamora e trae spunto dalla passione che ho per Bernini e le sue opere così teatrali; “Strega d’aprile” è un omaggio alla letteratura (non solo fantascientifica) di Ray Bradboury e narra di una donna diversa che la gente chiama “strega” emarginandola, le invece vive celebrando la bellezza della libertà e dell’emancipazione femminile; “Maledetto” racconta di Amedeo Modigliani come ultimo testimone di un’idea di arte romantica e non legata alla commercializzazione; “Capitano Riposa” è un inversione di punto di vista che da voce a Moby Dick, la balena, la quale canta l’ossessione che il capitano Achab che aveva per lei; “Schiava” racconta di una prigioniera che progetta la fuga dalla prigionia in un futuro distopico dove regnano i regimi, l’ispirazione nasce dal racconto favoloso di Margaret Atwood “Il racconto dell’ancella”; “Aspetto” è un tributo a l’unico racconto d’amore di Edgar Alla Poe dove due amanti si cercano e non riescono mai ad incontrarsi; e infine “Mary non c’è” un tributo alla letteratura gotica di Mary Shelley, nella canzone Frankenstein dedica una canzone d’amore alla sua scrittrice.
Tra loro c’è anche una Ottavia da qualche parte?
Credo di essere presente in tutte le tracce del disco. Ogni brano rivendica un mio sogno, desiderio e incarna un mio rimpianto o rimorso. Se dovessi però identificarmi di più in una delle dieci tracce sceglierei “Strega d’Aprile” perché spesso mi sento diversa, “fuori dal coro” e anche molto demodè.
In loro rivedi le tue paure? La tua rabbia?
Ho sempre utilizzato l’arte e in questo caso la musica, per esorcizzare le paure e le insoddisfazioni. Nelle mie storie sono presenti questi sentimenti e non voglio nasconderli. Credo fortemente nello “Spleen”: lo stato di inquietudine e di malessere esistenziale che alimenta il motore artistico in maniera potente. Baudelaire o lo stesso Leopardi ne erano testimoni. Sì, i miei personaggi hanno paura e sono arrabbiati e, consapevoli di questo, combattono e si reinventano.
A quale di loro ti ispireresti?
Mi ispirerei volentieri a Mary Shelley. Ho dedicato il brano “Mary non c’è” alla sua forza estrosa di creare un personaggio come Frankenstein in un’epoca dove la letteratura era in mano solo agli uomini (infatti quando viene pubblicato esce come anonimo, o peggio, nascosto sotto le vesti del cognome del marito). Mary è stata pioniera e rappresentante del romanzo gotico che mirava a parlare della paura per innanzitutto indagarla e combatterla, un po’ come, tempo prima, le fiabe dei fratelli Grimm; la Shelley mi ha molto influenzato, come concezione del pensiero creativo, proprio per questa curiosità del lato ombroso del pensiero umano. La Shelley ha il coraggio di uscire dal ruolo e in questo vorrei ispirarmi a lei ovvero: stare il più possibile fuori dai ruoli, ovviamente ruoli affibbiati dalla società che, spesso, giudica e riduce le potenzialità l’individuo, categorizzandolo.
Spesso il mondo femminile viene visto come quello più debole e c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene, in che modo secondo te il mondo può imparare a cambiare?
Sì vero, lancio questa provocazione: già solo per il fatto che in Italia esistano le quote rosa significa che le donne sono ufficialmente una categoria debole e non uguale all’uomo; credo che per cambiare davvero le cose dovrebbero esserci cariche politiche e/o amministrative in mano a più donne, pari almeno a quelle maschili, ma non di meno, dovrebbe essere un “must” adottato senza bisogno dei leggi specifiche, in alcuni stati lo fanno e vedono questa parità come una risorsa. Questo si osserva anche nell’ambiente artistico/musicale. C’è infatti, la tendenza a portare alla luce e/o scoprire meno artiste donne rispetto agli uomini e, quando ci sono, sono confinate in base all’età, e all’aspetto social e conformista, quindi esteriore; questo porta inevitabilmente a omologare un po’ tutto: se si deve essere tutte “giovani, belle, fashion, hipster, happy e social” allora cosa stiamo guardando? Non certo il prodotto artistico che c’è tra le mani.
Vedo in te molta sensibilità a riguardo, ti va di dirci perché?
Sì, oggi più che mai, la condizione femminile va tutelata, vedo ancora tanti limiti nel pensiero generale: c’è ancora l’idea che l’aspetto esteriore (fisico, anagrafico, etnico) arriva sempre prima del pensiero, della creatività e delle competenze. Signora Nessuno è un messaggio di libertà di espressione e di emancipazione, ogni donna delle mie canzoni aggiunge la sua storia personale a questo messaggio.
Noi di TuttoRock abbiamo avuto l’onore di presentare il primo live di “signora Nessuno” ma una volta finito il lockdown che progetti hai?
Sì, abbiamo avuto il coraggio di fare uscire “Signora Nessuno” in un momento storico difficile ma l’abbiamo fatto comunque. Sicuramente non ha beneficiato il non poterlo portare in giro. In programma ora è tutto fermo. Ma noi continuiamo a scrivere e raccogliere storie. In questo momento di immobilità e incertezza la migliore risorsa è creare e poi, quando finalmente si potrà, inizieremo a pensare ai live, ma credo che ci voglia il 2021.
Di pari passo prosegue il tuo cammino di illustratrice, hai in programma qualche nuova collaborazione?
Il disegno, di pari passo con la musica, nel momento di stallo come questo, prende aria e si ricrea, si trasforma e produce. Collaboro sempre con Mondadori e Piemme e, anche se l’editoria ora è ferma, il cantiere comunque va avanti anche da casa. La prossima copertina che uscirà sarà per la celebre scrittrice di young-adult americana, Rainbow Rowell per il seguito del suo best seller “Carry on” edito da Piemme Edizioni. Io poi disegno ogni giorno, creo sempre illustrazioni che, anche se non vengono utilizzate al momento, rimangono nel mio immaginario pronte e scalpitanti per essere utilizzate.
Cosa consiglieresti ad una ragazza che non si sente pronta per questo mondo, che paura di venir fuori dal suo bozzolo?
Domanda importante. Nella mia vita oltre alla musica e all’illustrazione, insegno in un Cfp superiore. Dico questo perché spesso mi confronto con adolescenti che “hanno paura di uscire dal bozzolo”. Quando parlo con loro parto sempre dal presupposto che: “avere paura” è un’opportunità se la paura si guarda, si comprende e si affronta! In questo procedimento di indagine inizia la comprensione di sé e la scoperta delle proprie risorse e punti forza. Quindi in sostanza direi, a questa ragazza: guarda le tue paure, stringile e trova te stessa! Produci, sperimenta, scrivi, suona, disegna, balla, progetta: la creatività è tutto! L’importante è quindi “fare” e “disfare” continuamente.
DANIELE “Diki” DI CHIARA
Si avvicina al mondo della fotografia in età ormai adulta, scoprendo un mondo fantastico,fatto di immagini. Unisce ben presto la fotografia alla sua più grande passione che è la musica, ed il gioco è fatto. Ora scrive per la rivista online "tuttorock.com", per la quale recensisce album, concerti e ne intervista i protagonisti. Da poco vincitore del concorso fotografico "Musica", indetto dal Museo Nazionale Della Fotografia di Brescia, piazzandosi al primo e al terzo posto.