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“Tra America e sonorità Mediterranee” – Intervista a Joseph Martone

“Tra America e sonorità Mediterranee” – Intervista a Joseph Martone

Joseph Martone ph3. credit Finelli portrait

Con TuttoRock come ben sapete vi presentiamo quotidianamente artisti e progetti che attirano la nostra attenzione. Oggi è la volta di Joseph Martone, un cantautore a metà strada tra l’America e l’Italia. Ha da poco pubblicato il suo primo album “Honeybirds”, che vi consigliamo caldamente di ascoltare-

Conosciamolo meglio con questa intervista

Ciao Joseph è un piacere averti qui su TuttoRock. Potresti raccontarci come nasce questo bellissimo album che è “Honeybirds” ?

Dopo l’esperienza con The Travelling Souls ho deciso di raccontare un periodo particolare della mia vita e cercato un suono che si addicesse a ciò che volevo esprimere. Ho quindi unito l’esperienza con il gruppo agli ascolti degli ultimi anni, come Timber Timbre, Thindersticks, Nick Cave e altri ancora. Questa scelta, unita a quella di affidare la produzione a Taylor Kirk (Timber Timbre), è riuscita a far andare il disco nella direzione che avevo in mente.

Il disco è stato registrato tra Napoli e Montreal, una doppia “anima” come la tua in quanto italo-americano. Come l’incrocio tra queste eredità culturali segna il tuo modo di scrivere musica?

Da piccolo, quando vivevo negli States, in casa si respirava buona musica, da Bob Dylan e Neil Young alla classica e il jazz. Col ritorno in Italia, a 12 anni, ho iniziato con la chitarra e man mano con ascolti italiani, come Paolo Conte. Questo mi ha portato a scoprire le sonorità e le melodie mediterranee, portandomi a cercare uno stile personale.

Nel disco si intuiscono molte influenze diverse, da radici southern rock alle sfumature elettroniche,  che si intrecciano in qualcosa di molto personale. Quali sono i punti di riferimento che hai considerato per comporre il tuo sound?

Come detto, i miei viaggi mi hanno portato ad avere un background abbastanza vario. Credo che i punti di riferimento restino dei giganti della musica come Nick Cave, Leonard Cohen, Scott Walker e altri. Ogni pezzo nasce da una visione su cui cerco di costruire una storia, raccontandola con l’unione delle differenti sonorità che mi hanno segnato nel tempo.

A proposito di influenze su TuttoRock abbiamo una rubrica dal nome “Consigli Per Gli Ascolti”, dove chiediamo agli artisti di consigliare un disco ai lettori. C’è un disco che ti ha segnato particolarmente e che ti sentiresti di proporre a chi leggerà questa intervista?

C’è tantissima musica, in Europa e oltreoceano. Un disco che mi sento vivamente di consigliare è il primo di “The good, the bad and the queen”,  dal titolo omonimo, un insieme di sonorità e testi incredibile.

Qual è stato il momento in cui hai deciso di voler intraprendere la strada della musica?

Come detto, intrapresi la strada della musica quando mio fratello Mike, più grande di me, mise su un gruppo. Vedendoli suonare iniziai con la chitarra e un po’ la batteria. Fino ai 20 in America suonavo southern rock con vari gruppi; al mio rientro in Italia, nel 2006, ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni come cantautore.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro prossimo?

Il disco è uscito in questo momento molto particolare, facendoci saltare le date che avevamo in programma, sia in Italia che all’estero. Speriamo di venir fuori il prima possibile da questa vicenda e di portare il disco in giro per l’Europa e in America.

Ti lascio lo spazio per un messaggio e un saluto ai lettori di TuttoRock

Auguro a tutti di tenere duro in questo periodo difficile. Spero che quando finirà ci sarà voglia di supportare la musica e la cultura in generale, andando ai concerti e riunendosi ancora di più, esplorando tanti generi e l’arte in generale, che è fatta di tanto lavoro duro che merita sostegno.

Un forte abbraccio ai lettori di Tuttorock, hope to see you soon down the road!

Intervista a cura di Francesco Vaccaro