HYPERION – Into the Maelstrom
Gradito ritorno, quello dei metallers Bolognesi Hyperion, autori di un heavy metal old school che si concede digressioni a volte thrash, a volte speed ma rimanendo sempre nei classici stilemi che hanno portato in auge la musica che ha fatto tremare milioni di amplificatori nei decenni. Forti del buon debutto Dangerous days ma attualmente sprovvisti di un batterista stabile per la defezione del buon Jason, i borchiatissimi Hyperion dimostrano di aver saputo fare tesoro della loro esperienza presentando un album che è decisamente un passo avanti – e questo non può che far bene al metallo di casa nostra che ogni tanto sembra subire qualche battuta d’arresto e che da sempre soffre un po’ la concorrenza di band estere. La composizione dei brani anche stavolta è affidata quasi in toto al loro leader e chitarrista Davide Cotti, ma si può ben sentire la mano di ogni singolo membro che ha contribuito a fare nascere un sound riconoscibile in un genere in cui è difficile essere del tutto originali: lo si capisce già dal primo brano, la title track Into the Maelstrom: ritmiche serrate, riff ipertecnici, assoli al fulmicotone e linee vocali convincenti – il brano è davvero la summa della proposta presentata dal combo felsineo, non a caso scelto come primo singolo. Segue Ninja will strike, brano più “leggero” con buoni rimandi a mostri sacri quali Megadeth (nei riff) o i Maiden (nelle melodie chitarristiche) o al metal americano fedele a nomi quali Armored Saint o Riot.
Buona la scelta di puntare su ritornelli dalle melodie orecchiabili, piuttosto immediati e facili da ricordare – perfetti per essere riportati in sede live. Stessa ricetta viene applicata anche sulla terza traccia – il secondo singolo Driller killer a cui la band aggiunge anche un pizzico di metal tedesco di scuola Accept ed Helloween dando ampio respiro al suono delle chitarre e spingendo sull’acceleratore melodico in contraltare a ritmiche serrate che il duo Cotti/Fortini non smette di regalare, ben coadiuvati dalle batterie di Jason Beghelli e dalle efficaci linee di basso di Antonio Scalia. La quarta traccia è The maze of Polybius che cambia leggermente registro puntando più su una composizione intricata, ricca di cambi di tempo e di tecnicismi – forse a volte troppo in primo piano ma comunque assolutamente coerenti con la proposta degli Hyperion: una incursione nel prog metal, insomma – ma a modo loro – come se fosse una piccola metal opera. From the abyss è il successivo brano strumentale che continua a cavalcare l’ispirazione prog della band, lasciando libero sfogo alle chitarre di Luke Fortini (ex chitarrista dei Maideniani Children of the Damned e di Paul Di Anno ed attualmente in forza anche negli epici Imago Imperii) creando così un buon preludio alla successiva Bad Karma, brano non esattamente immediato – anch’esso infarcito di continui cambi di tempo e di intrecci melodici che possono a lungo un po’ disorientare, ma che guadagnano di efficacia ascolto dopo ascolto mentre la band ci conduce sempre di più dentro il suo personale Maelstrom musicale. Fall after fall, fa l’occhiolino all’heavy metal old school insaporito di hard rock – brano che non stonerebbe in un album come Youthanasia dei Megadeth se al posto del buon Mich cantasse Dave Mustaine. E’ tempo di un brano epic metal di puro stampo americano con chiari rimandi ai già citati Armored Saint e ai rocciosi Virgin Steele: The ride of heroes snocciola nei suoi nove minuti ottimi momenti di heavy metal rispettando appieno i clicheé del genere sia nelle liriche che nei passaggi melodici che nei cambi dinamici e nelle sfuriate soliste aggiungendo un altro buon tassello a questo album già convincente. Album che si conclude con un altro brano aggressivo che paga pegno ai Judas Priest, periodo Painkiller – Bridge of death, che mette un punto all’album ma allo stesso tempo ne mette due sul futuro della band che come dicevo ha ampiamente dimostrato di poter fare grandi passi e potere dire la sua nell’intricato universo dell’ heavy metal, conquistando più di un “defender of the faith”.
E’ quindi tutto rosa e fiori questo Into the Maelstrom? In massima parte si – le composizioni sono veramente valide, un’ottima presentazione a partire dall’artwork – curato dallo stesso artista degli Iron Maiden Alberto “Akirant” Quirantes – le canzoni sono efficaci e coerenti, così come gli arrangiamenti e portano gli Hyperion alla status di band “adulta”, ma manca ancora poco per fare la differenza: l’album soffre un po’ i suoni di batteria che fa sembrare il tutto “plasticoso” e poco dinamico, e la presenza ingombrante delle chitarre che a volte sembrano “esondare” togliendo spazio spesso alla voce che a volte pare in secondo piano rischiando di perdere l’espressività che è pressocché obbligatoria nel genere proposto.
Altro problema comune alla maggior parte delle band italiane è l’approccio alla lingua inglese e la sua relativa pronuncia – è la fatica maggiore che facciamo tutti per provare ad essere credibili in un mercato estero che spesso ci giudica anche per piccoli nei, rischiando di far passare in secondo piano album che come questo Into the Maelstrom hanno un valore non indifferente. Insomma, pochissimi down e molti, molti up per i nostri Hyperion a cui auguriamo molte, moltissime date dal vivo (a bufera terminata) di modo da diffondere il loro verbo un po’ ovunque, in attesa del terzo lavoro che – ne siamo certi – non mancherà di sorprendere e fare scuotere centinaia di teste in un furioso headbanging!
Killer tracks: Into the Maelstrom, Ninja will strike, Driller killer, Fall after fall.
SANTI LIBRA
Tracklist:
1 – Into the Maelstrom
2 – Ninja will strike
3 – Driller killer
4 – The Maze of Polybius
5 – From the Abyss (instrumental)
6 – Bad Karma
7 – Fall after fall
8 – The ride of heroes
9 – Bridge of death
Credits:
Etichetta: Fighter Records / Burning Minds
Pubblicazione: 2020
VOTO
Band:
Davide Cotti – chitarra
Luke Fortini – chitarra
Michelangelo Carano – voce
Antonio Scalia – basso
Marco Jason Beghelli – batteria
Facebook: https://www.facebook.com/hyperionbandheavy/
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCeXgJCxbA9FJG1J_-_vzs1Q
Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.