PINO SCOTTO – INTERVISTA SUL NUOVO ALBUM DOG EAT DOG
In occasione dell’uscita del nuovo album “Dog Eat Dog”, prevista per domani, venerdì 27 marzo, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con il carismatico Pino Scotto, sempre disponibilissimo e simpaticissimo.
Ciao Pino, benvenuto sulle pagine di Tuttorock, come passi queste giornate di quarantena forzata?
Ciao Marco! Come va? Eh, stiamo vivendo tutti un po’ spaventati ascoltando le notizie che ci arrivano, in attesa di riprendere la vita di prima, che magari ci sembrava noiosa ma dobbiamo rivalutare ciò che era. Fortunatamente sono nel periodo di promozione del nuovo album e questo mi aiuta un po’ a passare il tempo, comunque, fra rabbia, gioia, voglia di tornare alla mia vita di prima, mi stanno venendo un sacco di idee e sto buttando giù appunti per cose nuove, per la serie mai fermarsi.
Venerdì 27 marzo uscirà “Dog Eat Dog”, il tuo undicesimo album da solista, correggimi se sbaglio, l’ho ascoltato, è un’ennesima perla di rock ‘n’ roll genuino, vuoi parlarmi un po’ di chi ha suonato con te nel disco?
Sì, l’album uscirà in digitale il 27 marzo, per il formato fisico aspettiamo tanto è tutto chiuso ora. Questo è il mio ventunesimo album in totale in carriera, neanche i Beatles e gli Stones hanno fatto così tanti album, anche se non se ne è accorto nessuno (ride – ndr). Ti ringrazio per i complimenti, era quella la mia intenzione quando l’ho scritto, ho chiuso la mente e nei brani c’è un percorso che va dagli anni 70 fino ad oggi, c’è anche un brano prog che non è proprio il mio genere, inoltre c’è un brano thrash. Spero che quelli che lo ascoltino si dimentichino di Van Halen, Iron Maiden, Led Zeppelin e aprano le loro menti. Ho sempre fatto quello che voglio e che mi piace. Nel disco hanno suonato Leone Villani Conti al basso, bassista della band emiliana come te Trick or Treat, Federico Paulovich alla batteria, Steve Volta alla chitarra, colui con il quale ho scritto tutti i brani a parte Dust To Dust, il brano prog, che ho scritto con Steve Angarthal, il chitarrista che suonava con me nei Fire Trails. Alle tastiere ha suonato Mauri Belluzzo che è stato in tour da poco con Graham Bonnet, cantante dei Rainbow di Ritchie Blackmore.
La copertina del disco rappresenta due lupi dai volti umani che stanno per azzannarsi, chi l’ha realizzata?
Rappresenta la razza umana che si azzanna per 4 euro. Il problema non è l’Italia, che è uno dei paesi più belli del mondo, il problema è la razza umana, alla continua ricerca della bellezza a tutti i costi, del potere, della ricchezza. Alla fine, come dicceva Totò, tutti lì dobbiamo andare, anche se intanto mi sto toccando (ride – ndr). Le idee della copertina sono mie ma il disegno è stato realizzato da Gianni Corrado che ha curato anche la grafica del mio album precedente “Eye for an Eye”.
“Don’t Waste Your Time”, il brano che apre il disco, sembra fatto apposta per questi tempi, così come anche “Rock This Town” che parla di una società succube di internet e tv o la conclusiva “Ghost Of Death”, dove evidenzi il fatto che il mondo sta andando a rotoli. Aggiungo anche “Dust To Dust”, bellissima traccia prog, che parla degli analfabeti funzionali e “Right From Wrong” e “Talking Trash”, dove il tema è incentrato sui limiti di alcuni individui falsi. Pensi che quando sarà finita questa emergenza dovuta al Covid 19 potrà cambiare qualcosa nel comportamento delle persone?
Tu sai che le mie tematiche sono sempre state queste, penso che sia il dovere di una certa frangia di quelli che fanno musica rock, senza star lì a scrivere di amore, amore e amore, a quello ci pensano già altri. Comunque, se non serve questa emergenza per far cambiare il comportamento delle persone, non ci riuscirà nient’altro. Io voglio essere positivo e spero che la gente si renda conto veramente di quello che è successo e che succederà, perchè non è finita e, quando finirà, faremo i conti veri, quelli che coinvolgono il sistema monetario, quello del lavoro, se non serve questo, davvero servono solo le coltellate per farglielo capire.
“Before It’s Time To Go” è una splendida ballad, la mia traccia preferita del disco, è un brano molto intimo dove parli della tua vita?
Grazie! Questa ce l’avevo in testa, è stata una ricerca della redenzione da tutti gli eccessi e gli sbagli che ho fatto negli ultimi 50 anni. Dalla morte di Lemmy (leader dei Motorhead – ndr) ho smesso con tutto, mi sono purificato, da più di 3 anni sono limpido come un bimbo. Poi in me c’è sempre questa voglia di combattere fino alla fine, ho ancora tante cose da fare, vado avanti sempre a testa alta.
In “One World One Life” parli di tuo figlio Brian vero?
Ho voluto descrivere in generale quello che ti succede quando nasce un figlio, il miracolo della vita.
Un altro brano in cui parli delle tue esperienze è “Same Old Story”, dove le protagoniste sono le donne della tua vita, hanno davvero cercato di cambiare il tuo modo di essere?
Sempre, con l’ultima, tre anni fa, ci ho rinunciato, ci ho messo una pietra sopra, è sempre stato così. Comunque mai dire mai, purtroppo la vuoi bella, giovane, selvaggia, ma gli anni passano e i bimbi crescono. Sai la cosa più bella qual è? Ai concerti vengono un sacco di ragazzine e mi dicono: “Pino, che figo eri da giovane!”. E la mia risposta indovina qual è? “Ma vaffanculo va” (ride – ndr).
Hai voluto omaggiare la tua band storica con la cover di “Don’t Be Looking Back”, quant’è stato importante per te quel decennio passato con i Vanadium?
Eravamo in studio, Steve Volta ha iniziato a fare l’arpeggio del brano ed ho chiesto agli altri due se la sapevano. Se confronti le due versioni del brano, ci sono i ritornelli tagliati perchè non se la ricordavano tutta, allora l’ho lasciata così.
Nel’autunno dello scorso anno hai superato il traguardo dei 70 anni anche se ne dimostri molti di meno, immagina che ti si presenti davanti un ragazzino e ti chieda: “Pino, vorrei suonare rock ‘n’ roll in Italia”, cosa gli risponderesti?
Eh, grazie! Lo abbraccerei però gli direi subito di prepararsi a pagare un prezzo, di trovarsi un lavoro per vivere per fare la propria musica in piena libertà. È difficile trovare un ragazzo che voglia suonare rock o blues. Secondo me dovremmo tornare al blues, abbiamo band e ragazzi bravissimi in Italia. Purtroppo oggi vogliono tutti scopiazzare qualcosa, o suonare in una tribute band per fare 4 date per 4 euro a testa. Non c’è più la voglia di stare in cantina, di soffrire, di godere dello stare in sala prove insieme. Ai miei tempi provavamo 5 giorni alla settimana e lavoravo in fabbrica, suonare era una gioia, invece oggi vogliono tutti andare dalla De Filippi e andare ad esibirsi dal vivo dopo 10 giorni. Te ne racconto una, c’è un mio caro amico, Fabio Treves, armonicista blues, alcuni ragazzini gli hanno mandato un demo, lui l’ha sentito, facevano un po’ cagare ma lui li ha incoraggiati. Quelli gli hanno chiesto il numero, e lui gli ha risposto: “Quale numero?”, e loro: “quello dell’agenzia per andare a suonare”, Fabio ovviamente gli ha risposto: “vi do il numero dell’agenzia per andare a fare in culo” (ride – ndr). Sono tutti così i ragazzini oggi, si mettono in casa con un computer a fare musica trap, non ci vuole una cima a fare quella roba, poi, se guardi, dietro c’è sempre il solito produttore. Oggi i ragazzi si sono arresi, hanno visto che basta andare in tv a sculettare o mettersi in casa davanti ad un computer e nessuno ha più voglia di lavorare o soffrire per raggiungere un traguardo.
A proposito di grandi musicisti, devo salutarti un grande chitarrista, Osvaldo Di Dio.
Grande Osvaldo, grandissimo, sono 3 anni che dobbiamo fare un progetto insieme ma non abbiamo ancora trovato il tempo.
Immagino che, una volta che le cose torneranno alla normalità, tu abbia in programma un tour, è così?
Eh, era in programma l’inizio del tour per il 17 aprile ma aspettiamo, inutile fare programmi ora. Come dicevano Benigni e Troisi “non ci resta che piangere”. Ridiamo però che è meglio!
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa ai lettori di questa intervista e ai tuoi fan?
Grazie a te Marco, figurati! Un messaggio per tutti quelli che vogliono cantare o suonare, fatevi una grande scuola di blues perchè quelle sono le radici per poter poi suonare tutto. Un saluto a tutti i lettori di Tuttorock, ciao!
MARCO PRITONI
Band:
Voce: Pino Scotto
Tastiere: Mauri Belluzzo
Basso: Leone Villani Conti
Chitarra: Steve Volta
Batteria: Federico Paulovich
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.