DUBIOZA KOLEKTIV – #fakenews
C’era una volta, nel lontano 2003, in una terra lontana chiamata Bosnia ed Erzegovina, un gruppo di amici che decide di formare una band. Ma non si trattava di una band normale, e non si formava in circostanze normali. Se da una parte è vero che insieme alle sonorità locali dei Balcani, si mescolavano influenze musicali provenienti da tutto il mondo come ska, punk, reggae, elettronica, hip-hop, dall’altra però, non esisteva l’industria musicale, c’erano pochi concerti e nessuno spazio per l’espressione culturale o politica tra i giovani: l’intera regione era avvolta da una profonda stagnazione morale ed economica. Ma fu proprio a partire da un simile background che sono nati, urlando e scalpitando, i Dubioza Kolektiv. Ed esigevano di essere ascoltati. Da allora la band è andata avanti più forte che mai, affermandosi come una delle migliori e più famose esibizioni dal vivo in Europa orientale, ora nel 2020 sbarca il loro ultimo disco (il nono): #fakenews.
“Nell’era delle bufale on line, del giornalismo acchiappaclic, della propaganda e disinformazione, è difficile capire quale sia la verità. Questo è il motivo per cui le nostre canzoni cercano di ridimensionare e ridicolizzare il fenomeno delle fakenews: immigrati e rifugiati non fanno parte di una grande cospirazione, la marijuana non è una droga di ingresso verso sostanze più pesanti, i robot non ci porteranno via il lavoro e l’intelligenza artificiale non conquisterà il mondo a breve. Quello che invece è più probabile è che la letale combinazione di avidità politica e cambiamento climatico renderanno il mondo sempre più inospitale in un futuro non poi così distante”.
Le canzoni sono in inglese, spagnolo e un ironico francese Google-Translated, parole semplici e di immediata comprensione anche per chi non conosce la lingua. Si attacca con una travolgente Cross the line con la splendida feat di Manu Chao che gli conferisce il suo caratteristico tratto, ritmo forsennato per assaggiare subito la bellezza di questo disco. Toni simili, arrembanti per la Space Song che vede il ft. di Earl Sixteen, così come irriverente spazzola alla grande la classica balkanrock Minimal feat. Soviet Suprem, brano delirante fatto per pogare senza fine sotto palco. Brillante e sarcasticamente divertente Hoy Marijuana ft. Los de Abajo, un punk messicano mescolato a suoni slavi per un turbinio da perderci la testa. C’è spazio anche per il super intelligente robot Robby Megabyte nel lavoro dei Dubioza, eccolo apparire in Take my job away per portare la luce nel buio degli uomini, geniali. Notevole la ritmata Don’t stop con i suoi ritornelli ossessivi, una preparazione per cadere fra le strade di Parigi con l’ennesima sorpresa confezionata dalla combo bosniaca. French song in francese, con parlato e suoni alla chansonnier, irridente, uno schiaffo al conformismo di tante band che si prendono troppo sul serio a volte. Si chiude con altri due pezzi nello stile classico dei Dubioza, fatti per saltare e divertirsi, ma la capacità di questa band è di riuscire a farlo senza mai che questo vada a detrimento della qualità musicale. Il ritmo è sempre elevato e la varietà di strumenti che portano sul palco quasi infinita, il risultato è un disco che diverte e gratifica all’ascolto.
MAURIZIO DONINI
Tracklist:
- Cross the Line feat. Manu Chao
- Space Song feat. Earl Sixteen
- Minimal feat. Soviet Suprem
- Hoy Marijuana feat. Los de Abajo
- Take my Job Away feat. Robby Megabyte
- Don’t Stop
- French Song
- Dumb
- Wild Wild East
Credits:
Etichetta: Menart
Pubblicazione: 2020
VOTO
Band:
Almir Hasanbegovic – voce
Adis Zvekic – voce
Brano Jakubovic – tastiere e sampler
Vedran Mujagic – basso
Senad Suta – batteria
Mario Sevarac – sassofono
Jernej Savel – chitarra
Dragan Jakubovic – tecnico del suono
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.