MommyMetalStories-IRON MAIDEN
Per il nostro appuntamento ho scelto, forse, una delle band più influenti del metal: gli Iron Maiden.
Scelta difficile, band complessa, articolata, con tanti album in studio e live e che seguo da ormai 30 anni abbondanti. Già questa è una difficoltà, cercherò di essere obiettiva, essenziale e se tralascerò qualcosa (ad esempio i vari album live o dell’altro) scrivo sin da adesso un “mea culpa”, ma credo ci vorrebbero più appuntamenti del MommyMetalStories per questo gruppo che in oltre 40 anni di carriera (nascono nel 1975) ha dato tanto e ha influenzato il metal dei primi anni 80 e non solo. La band è una colonna portante dell’ heavy metal e ha contribuito alla nascita di vari sottogeneri, ha influenzato speed e thrash metal ed è vista come tra le più importanti e portanti del genere power metal e melodic death metal.
Cerchiamo di intraprendere questo nuovo viaggio allora.
Gli Iron Maiden, nome preso dallo strumento medioevale di tortura Vergine di Norimberga o Vergine di ferro, vengono fondati da Steve Harris, bassista e tastierista, nel 1975; il gruppo inizialmente vede sfilare un carosello di chitarristi, cantanti e batteristi prima di arrivare ad una formazione relativamente stabile che comprendeva il cantante Paul Di’ Anno, i chitarristi Dave Murray e Dennis Stratton e il batterista Clive Burr. Nel 1979 i ragazzi autoproducono un EP dal titolo ‘Soundhouse Tapes’ che andò a ruba tra i primissimi fan, attratti dagli ambiziosi concerti della band e dai brani potenti e diversi da quelli a cui erano abituati. Dopo il primo EP il gruppo incise due nuovi brani ‘Sanctuary’ e ‘Wrathchild’ per la compilation ‘Metal for Muthas’, pubblicata nel 1980.
Ma il primo album della Vergine di Ferro a scalare le classifiche e a raggiungere la posizione numero 4 in Inghilterra è ‘Iron Maiden’. Album che stupisce, il gruppo ha un nuovo suono che attinge dalle immagini di vecchi demoni e maghi già conosciuti al metal tradizionale e aggiunge a questo la velocità e l’aggressività del punk. Le tracce sono diventati dei classici, ad esempio ‘Prowler’, non si era mai sentito niente del genere fino ad allora: potenza e velocità in unico suono;
‘Remember Tomorrow’, evocativa e comunicativa;
‘Running free’, chi non si è mai cimentato con la batteria suonandola? Veloce e martellante! ‘Phantom of the opera’ funambolica e poi, la strumentale ‘Transylvania’ un capolavoro e ‘Iron Maiden’ suprema. Un album che contiene assoli di chitarra in crescendo, una batteria che picchia forte e un basso martellante.
Fin dagli inizi i nostri si distinguono anche per le copertine degli album in cui compare quella che poi è diventata la loro mascotte Edward the Head, un mostro simpatico che fa a volte pure le boccacce chiamato da tutti col nomignolo di Eddie. Nel 1981 pubblicano ‘Killers’ e abbiamo un primo cambiamento nella formazione, Adrian Smith prende il posto di Dennis Stratton. Il disco evidenzia una notevole maturità nella tecnica e il suono acquista una nuova potenza con riff più secchi e ritmiche più compatte. Ascoltiamo, tra le altre:
‘The ides of March’, la morte di Giulio Cesare spostata nell’Inghilterra new wave; ‘Genghis Khan’ bellissima e forte nel suo essere strumentale, con le chitarre in perfetta simbiosi;
‘Killers’ e l’urlo di Paul si spande, a questo aggiungiamo basso e batteria e il gioco è fatto.
Arriviamo al 1982 e assistiamo a un altro cambio della guardia, al posto di Paul Di’ Anno viene reclutato un nuovo cantante Bruce Dickinson: voce possente, lirica, inconfondibile. Con lui viene registrato il nuovo album, ‘The number of the beast’, qui assistiamo davvero a qualcosa di unico. Brani come: ‘The prisoners’ superba in tutto; ‘Run to the hills’ canzone dal significato forte;
‘The number of the beast’ in cui il sogno demoniaco descritto è magistrale, forse uno dei pezzi più apprezzati dai fan e non solo;
‘Hallowed be thy name’ capolavoro, intro ritmato dai piatti, assolo di chitarra, voce imperiosa che si sposa con tutti gli strumenti, è l’apoteosi.
Sono anni in cui gli album arrivano uno dietro l’altro e schizzano nelle zone alte delle classifiche; nel 1983 viene pubblicato ‘Piece of mind’, nuovo giro e nuova corsa e alla batteria troviamo
Nicko McBrain. L’album contiene 9 brani, tra i quali ‘Flight of Icarus’ e ‘The trooper’, che diverrà uno dei brani di punta degli Iron; nei testi di Bruce troviamo molto della sua passione: quella verso la storia e la letteratura; il suono diventa ancora più heavy se è possibile.
I Maiden hanno un seguito strepitoso, i concerti iniziano ad essere spettacolari e ricercati e nel 1984 ecco il quinto album subito pronto ‘Powerslave’, qui Dickinson diventa quasi un narratore di storie orrorifiche che fanno rabbrividire: ‘2 Minutes To Midnight’, ‘Powerslave’, ‘Rime of The Ancient Mariner’. Il disco riscuote un grande successo, arrivando alla seconda posizione delle classifiche nazionali, presenta sonorità più dure ma conserva i tratti progressive inseriti in ‘Piece of Mind’. Dalla copertina alle tracce, tutto verte sulla civiltà egizia, sulla sua cultura e sulle sue credenze.
Nel 1985 pubblicano il loro primo live: ‘Live After death’, ineguagliabile per quei tempi!
Con l’album ‘Somewhere in Time’ del 1986, gli Iron Maiden propongono sonorità molto meno ruvide rispetto agli album precedenti, una sorta di evoluzione della band e delle sonorità, sicuramente di questo lavoro sono diventati dei classici: ‘Caught Somewhere in Time’, ‘Wasted Years’ e ‘Alexander the Great’ (quest’ultima utilissima nella spiegazione a scuola di Alessandro Magno).
Altri due anni, i Maiden, sono una band tra le più prolifiche di sempre e arriva ‘Seventh son of the seventh son’, album che ancora vira sul progressive, canzoni perfette, alcune veramente superbe:
‘Infinite dreams’ coinvolgente e d’ impatto, ‘Can I play with madness’ singolo trascinatore, ‘Seventh son of a seventh son’ epica.
Iniziano gli anni 90 e pubblicano ‘No Prayer for the Dying’, che sembra riprendere gli album degli inizi, il singolo ‘Bring Your Daughter to the Slaughter’ fu il primo degli Iron a classificarsi al primo posto nelle classifiche britanniche.
L’album però non entusiasma i fan, almeno non lo zoccolo duro dei Maiden.
Ma nel 1992 arriva Fear of The Dark e
il mondo impazzisce per gli Iron, nuove ondate di adepti si prostrano davanti alla Vergine di ferro, già dalla copertina si capisce che l’album diventerà un cult: bellissima, giocata sui toni del blu, nero e giallo, con Eddie dallo sguardo orrorifico, questo bastava ad affascinare le nuove generazioni.
Una manciata di titoli e capirete o tornerete indietro a quegli anni: ‘Be quick or be dead’, giusto perché chi ben comincia… La batteria è al limite della perfezione, Bruce perfetto in ogni brano, crea un’atmosfera fantasy-horror, le chitarre si intrecciano e troviamo qui per la prima volta quella di Janick Gers al posto di quella di Smith; altri titoli?
‘From her to eternity’, ‘Wasting love’,
‘Fear of the dark’… Tutte da paura!
Concerti su concerti, vendite alle stelle e dopo 10 anni di onorato servizio, il caro Bruce, forse il personaggio più schietto e visivamente più importante della band, uomo dai mille volti, perché oltre che cantante è romanziere, pilota di linea, schermidore di livello mondiale e l’elenco potrebbe pure continuare, lascia la band per intraprendere la carriera solista.
Al suo posto ecco Blaze Bayley, dotato di una bella voce ma meno carismatico e teatrale di Bruce e i fan hanno difficoltà ad accettarlo. Con questa formazione i Maiden pubblicano ‘The X Factor’ nel 1995 e si torna al futuro, ma sempre incentrato sul medioevo, musiche e testi ricchi di commistioni tra sacro e profano: ‘Sign of the cross’, ‘Lord of the flies’,
‘Fortunes of war’… Non paghi, nel 1998 danno alle stampe ‘Virtual XI’ che, in generale, non piace né ai fan né ai critici.
Siamo quasi nel XXI secolo quando Dickinson e Smith decidono di rientrare all’ovile, Gers comunque rimane a bordo e questo fa sì che i Maiden diventino un animale raro, ovvero una band con tre chitarre.
Il grande ritorno è del 2000 con ‘Brave New World’, la voce di Bruce mancava! Poi l’emozionante ‘Dance of Death’ del 2003 e l’album dominato dalla guerra ‘A Matter of Life and Death’ nel 2006, poi nel 2010 ‘The Final Frontier’.
Tra il 2008 e il 2011, Dickinson ha letteralmente portato in giro per il mondo la band e dodici tonnellate di attrezzature su un Boeing 757 personalizzato soprannominato Ed Force One. Uno spettacolo nello spettacolo e scenografie pazzesche durante ogni live!
Nel 2015 viene data la notizia che a Bruce è stato diagnosticato un tumore alla lingua… Già con gli ultimi album si era pensato ad un addio della band e la malattia del cantante non aiuta. Ma il nostro paladino del metal è forte e si riprende.
E arriva pure la sorpresa, il sedicesimo album in studio: ‘Book Of Souls’ pubblicato nel settembre 2015, 92 minuti di puro godimento metal! Le tracce sono convincenti, essenziali, martellanti: ‘If Eternity Should Fail’, ‘Speed Of Light’, ‘Empire Of The Clouds’… Nicko Mc Brain è in gran spolvero e dà il meglio di sé nei brani più tirati del disco, Bruce Dickinson ritrova la sua voce che spinge tra vette altissime, vi è l’apoteosi delle tre chitarre e le fila son tirate magistralmente da Mr. Steve Harris.
Il 2016 è un live dietro l’altro, con un Bruce pilota a scarrozzare tutti, i Maiden arrivano anche in Italia per tre date ed è sold out, io personalmente ricorderò la mia seconda volta dal vivo degli Iron, quella del 24 luglio a Roma. Concerto oltre ogni aspettativa, performance eccellente da parte di tutta la band, spettacolo nella scenografia, Eddie onnipresente, pubblico davvero coinvolto, abbiamo cantato tutte le canzoni! Ed è stato bello vedere persone di tutte le età quella sera, dai primi fan degli anni 80 ai più giovani e anche ai bimbi che erano lì con i propri genitori. Anche nel 2018/19 girano con il tour denominato ‘Legacy of the Beast World Tour’, ugualmente sold out, con scenografie pazzesche e tutti i componenti al top. Ora l’Italia li aspetta il 20 luglio 2020 al Sonic Park di Bologna e come sempre sarà ‘Febbre da Iron Maiden’ perchè
loro son riusciti anche ad unire più di una generazione: potere della musica, potere di una band che è forse davvero ineguagliabile nel suo genere, nella sua storia musicale, nelle sue performance dal vivo, nella sua teatralità, nei suoi album uniti da un filo rosso, nei suoi testi storici ma proiettati nel futuro.
Aspettiamo ancora copertine da collezionare, testi da imparare e live da condividere perchè Iron Maiden can’t be fought, Iron Maiden can’t be sought.
A cura di Monica Atzei
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.