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Gianni Maroccolo: ALONE Vol. III è il nuovo episodio del suo “disco perpetuo”

Gianni Maroccolo: ALONE Vol. III è il nuovo episodio del suo “disco perpetuo”

Gianni Maroccolo – Alone Vol III – Cover

Lo scorso 17 dicembre è uscito il nuovo episodio del “disco perpetuo” di Gianni Maroccolo, Alone Vol. III.
Maroccolo, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni, si è avventurato in questa straordinaria avventura: un progetto musicale che andrà avanti all’infinito con due release l’anno, il 17 dicembre e il 17 giugno. Questo terzo episodio, che ha come animale-simbolo la libellula, si avventura in un territorio molto sensibile, raccontando con suoni, parole e illustrazioni (ogni disco è sempre accompagnato dagli artwork di Marco Cazzato e da un racconto di Mirco Salvadori) la violenza sui più deboli.

Dopo la gelida tundra e le profondità dell’abisso, è giunto il tempo di attraversare la melmosa palude. Esattamente un anno dopo l’uscita del primo capitolo, è uscito il 17 dicembre per Contempo Records Alone vol. III, nuova tappa del “disco perpetuo” di Gianni Maroccolo: un progetto musicale che andrà avanti all’infinito (con due release l’anno, il 17 dicembre e il 17 giugno). Anche questo album è accompagnato dalle splendide illustrazioni, tra cui l’artwork di copertina, dell’artista visivo Marco Cazzato e dai racconti immaginifici dello scrittore e critico musicale Mirco Salvadori. La post-produzione sonora e il mastering sono affidati a Lorenzo “moka” Tommasini, mentre la supervisione è di Alessandro Nannucci, aka il Tozzo.

Palude è il sottotitolo di questo terzo volume, che affronta un tema difficile ed estremamente sensibile: quello della violenza contro i più deboli, in particolare donne e bambini. Due gli artisti ospiti: l’autore e compositore Luca Swanz Andriolo e Nina Maroccolo, che ispirandosi al tema del disco ha scritto “Non possiedo nome eppure m’invadono tutti”. Un testo che viene recitato da Andriolo in alcuni punti dell’album, facendo scaturire una meditazione introspettiva e di rara impatto emotivo. L’animale-simbolo scelto per questo terzo capitolo è la libellula, figura dal forte significato simbolico. Questo insetto leggiadro ed elegante, il cui habitat naturale è la palude, nella cultura occidentale è emblema di equilibrio, pace e libertà. Nata come larva nel fondo fangoso di uno stagno, la libellula riesce ad evaderne, trasformandosi in un animale alato in grado di elevarsi da terra. La libellula rappresenta dunque la trasformazione, la ricerca della verità e la transizione dall’infanzia all’età adulta. La violenza si manifesta in vari modi: fisica, sessuale, psicologica, economica. Chi commette volontariamente atrocità verso chi non è in grado di difendersi è assimilabile a una larva intrappolata in un’oscurità profonda. Difficilmente riesce a fuggire da quell’abisso, a cambiare e spiccare il volo, talvolta non lo vuole neppure.

Il desiderio di vendetta delle vittime è comprensibile ma, come affermava il Mahatma Gandhi, “occhio per occhio, e tutto il mondo diventa cieco”. Il nostro destino dovrebbe essere quello di Vedere: spesso però siamo imprigionati in noi stessi, stimolati a diventare quelle larve umane immerse nella palude che descrive il Volume III, bloccati come i corpi in fondo al mare narrati nel Volume II o come il solitario bue muschiato perso nella tormenta del Volume I. Questa prigionia, questa tentazione verso il buio e il negativo sono i tratti che legano i tre volumi pubblicati fin qui. Marok li mette in musica per trasformarli in un inno alla Vita, non più alla sua negazione. La vita della libellula è caratterizzata da due stadi distinti, seppur connessi tra loro: quello di larva e quello di insetto alato. Ecco perché anche il Volume III è suddiviso in due parti (The Slash e Catene), come due movimenti di un’opera anticipati da una breve ouverture (Storia di Loletta, il cui video ha anticipato l’uscita del disco.

gianni maroccolo