OPETH – In Cauda Venenum
Dopo “Sorceress”, uscito nel 2016, gli Opeth potevano fare di meglio? Impensabile ma lo hanno fatto, perché “In Cauda Venenum” è il loro album migliore, anche se in molti non saranno d’accordo con queste mie parole. L’album esce sia in inglese che in svedese, ma il titolo è in latino, così, forse per non scontentare nessuno. Bella, oscura ed affascinante la copertina, spettacolari i brani, “In Cauda Venenum” va assaporato piano piano, con ascolti attenti, non superficiali, vi renderete conto di scoprire nuove sfumature dopo ogni ascolto. Atmosfere plumbee e tenebrose per “Garden Of Earthly Delights (Intro), strumentale dal gusto elettronico, grazie a tastiere e sequencer che ricordano i Tangerine Dream, poi cori emulati, il suono del Big Ben e vita di una Londra un po’ lugubre, passi sul selciato, rumori di moto e automobili e infine la dolce voce di un bimbo che viene interrotta dal violento incedere di “Destiny”, splendido brano dove appare il suono di un mellotron, la voce urlata e drammatica di Mikael Akerfeldt che ricorda il Roger Waters di “The Wall”, poi splendide melodie progressive, aperture e arpeggi di chitarra acustica e tanto progressive rock anni settanta che si contrappone a riff di chitarra più metal e tecnici e arriva poi tra dialoghi e risate “Heart In Hand”, otto minuti e mezzo di progressive metal ma dal sound sempre molto seventies, stacchi di tempo e non mancano arpeggi di chitarra acustica che addolciscono in alcuni punti un brano molto teatrale e dal sound anche acerbo e drammatico.
Il track by track prosegue con “Next To Kin”, altro lungo brano di più di sette minuti, tra progressive metal con atmosfere dark e rallentamenti più progressivi e anche psichedelici e immancabile è l’intermezzo di chitarra acustica, belle le parti vocali e anche le orchestrazioni che danno quel tocco sinfonico che avvolge e trascina. Arriva poi “Lovelorn Crime”, splendida ballad, lenta, progressiva e sinfonica, ci sono anche qui momenti orchestrali ed un ottimo guitar solo e con “Charlatan” il sound diventa più duro e spigoloso, intrecci musicali che si scontrano e si intersecano con difficoltà, ma il risultato è incredibilmente soddisfacente e nel finale tornano quei cori, canti gregoriani che aprivano “In Cauda Venenum” e “Universal Truth”, quasi sette minuti e mezzo d di rock progressivo che spesso richiama gli Yes, ma ha mille sfumature, parti sinfoniche e acustiche, un brano capolavoro che incorpora anche riff più hard rock, mille colori e sfumature per quello che è uno dei brani migliori mai scritti dagli Opeth. C’è ancora spazio per “The Garroter”, quasi sette minuti introdotti da una chitarra acustica tra il flamenco e atmosfere mediorientali, atmosfere che lasciano spazio al triste suono di un pianoforte e ad atmosfere jazzate e per “Continuum”, ancora quasi sette minuti e mezzo di grande rock progressivo che richiama sempre gli anni settanta e che incorpora parti acustiche e più metal con chitarre graffianti. Gli otto minuti e mezzo di “All Things Will Pass”, chiudono nel miglior dei modi uno degli album più belli, avventurosi, difficili e ambiziosi degli Opeth, con atmosfere che ci riportano ai King Crimson, ma in versione più metal. Che vi piaccia o no questi sono gli Opeth, diversi da chi non riesce a mandare giù il cambiamenti, ma capaci come pochi a creare un album che si avvicina al capolavoro.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
CD 1:
- Garden Of Earthly Delights (Intro)
- Dignity
- Heart In Hand
- Next Of Kin
- Lovelorn Crime
- Charlatan
- Universal Truth
- The Garroter
- Continuum
- All Things Will Pass
CD 2:
- Livets Tradgard
- Svekets Prins
- Hjartat Vet Vad Handen Gor
- De Narmast Sorjande
- Minnets Yta
- Charlatan
- Ingen Sanning Ar Allas
- Banemannen
- Kontinuerling Drift
- Alting Tar Slut
Label: Nuclear Blast
Genere: Progressive Metal
Anno: 2019
VOTO
Band:
Mikael Akerfeldt: Voce e chitarra
Fredrik Akesson: Chitarra
Martin Mendez: Basso
Martin Axenrot: Batteria
Joakim Svalberg: Tastiere
Special Guest:
Dave Steward: Orchetrazione e arrangiamenti strumenti ad arco
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!